Giuseppe Garibaldi
I momenti più significativi della vita di Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio suddito di Napoleone I.
Il padre era originario di Chiavari, la madre di Loano. Autodidatta, si interessa soprattutto di matematica, astronomia e geografia.
Nel porto di Nizza, a contatto con i marinai, apprende tutti i segreti dell’arte nautica.
Compie il primo viaggio a Odessa sulla nave "Costanza"; in seguito, sulla "Santa Reparata", di proprietà del padre, naviga lungo le coste francesi. L'anno dopo raggiunge Fiumicino. Di qui visita Roma dove si ferma per un mese.
Come marinaio Giuseppe Garibaldi viaggiò soprattutto nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero, con navi a vela da 200 t.
Nel 1827 Giuseppe Garibaldi giunge sino alle Canarie. Sulla "Clorinda" incontra i sansimoniani, poi, a Taganrog, Giambattista Cuneo che lo iniziò alla Giovine Italia (1832).
Probabilmente nell’estate del 1833, a Marsiglia, conosce Giuseppe Mazzini.
Giuseppe Garibaldi si arruolò nella Marina Sarda; Giuseppe Mazzini gli affidò il compito di organizzare un’insurrezione a Genova, collegata ad un moto nella Savoia. Il progetto fallì; aiutato da alcune popolane fugge a Nizza e a Marsiglia. Viaggia alla corte del bei di Tripoli.
Giuseppe Garibaldi visse in sud America dove combattè in difesa della Repubblica de Rio Grande do Sul contro l’Impero Brasiliano e della repubblica Uruguaiana e contro il dittatore Argentino Rosas; nel 1839 Giuseppe Garibaldi incontra Anita, che sposerà nel 1842. Dal matrimonio nasceranno Rosita, Menotti, Teresita e Ricciotti.
Giuseppe Garibaldi offrì i suoi servigi al Papa. Ha notizie delle riforme di Pio IX e di Carlo Alberto e torna in Italia (aprile 1848) sulla nave “Bifronte”, che egli ribattezza “Speranza”. Giunse a Nizza nell’estate, poi andò a Genova con 63 seguaci dove ebbe accoglienze entusiastiche (3 luglio). Si recò a Roverbella, quartier generale di Carlo Alberto dove ebbe un incontro con il Re, piuttosto restio a servirsi di lui. A Milano il Governo Provvisorio gli affidò un reparto di 1500 uomini, con i quali egli operò sul Lago Maggiore, anche dopo l’armistizio Salasco.
Giuseppe Garibaldi fu costretto ad arrendersi a Radetzky e a ritornare a Nizza. Si recò poi in Toscana e nello stato Pontificio, dove, dopo la fuga di Pio IX venne instaurata la Repubblica Romana. Giuseppe Garibaldi venne eletto deputato alla Assemblea Costituente. Entrò in Campidoglio il 5 febbraio e organizzò un esercito.
A Roma si formò un Triunvirato Mazzini – Saffi – Armellini. Pio IX chiese aiuto alla Francia, all’Austria, alla Spagna e ai Borboni di Napoli. In aprile i francesi giunsero a Civitavecchia; il 30 aprile Garibaldi respinse un loro attacco a Roma.
Giuseppe Garibaldi affrontò e vince i napoletani il 9 maggio a Palestrina e il 19 a Velletri. Il primo giugno scadde l’armistizio con i francesi; rinnovato tradito da Oudinot. Il 2 giugno il nemico attacca Villa Corsini, il Casino dei Quattro Venti e Villa Pamphili, che erano punti strategici della difesa di Roma; resistette solo l’avamposto del Vascello, al comando di Giacomo Medici. Giuseppe Garibaldi fuggì da Roma, caduta il 2 luglio, inseguito da quattro eserciti. Il 1° agosto era a Cesenatico, dove s’ imbarcò su 13 navigli con alcuni volontari per liberare Venezia. All’altezza di Magnavacca vicino a Goro fu costretto dagli austriaci a riparare a terra. Inizia la trafila garibaldina in Romagna. Il 4 agosto muore Anita alla fattoria Guiccioli presso Ravenna. Comincia la stesura delle Memorie autobiografiche.
Secondo esilio; nel settembre del 1849 è arrestato a Chiavari e portato a Genova. Si imbarca per Tunisi e Tangeri, dove soggiorna per 6 mesi. Si reca poi a New York, accolto dalla comunità italiana e da esuli socialisti francesi e inglesi. Lavora nella fabbrica di candele di Antonio Meucci. Nuovamente capitano di marina, viaggia lungo l’America centrale, in Estremo Oriente sino in Cina e in Australia. Torna in Italia si ferma a Londra dove incontra Mazzini.
Giunge a Genova, durante i colera; si offre volontario per l’assistenza. E’ in dissidio con Mazzini (moti del 1854, guerra di Crimea). Comincia a costruirsi la casa a Caprera (1855). Capitano di prima classe fa viaggi di piccolo cabotaggio.
Progetta un’incursione sull’isola di Santo Stefano, dove sono i prigionieri politici napoletani, con fondi forniti da esuli in Inghilterra (Panizzi), dove poi si reca per prendere accordi diretti. Rifiuta il comando della spedizione effettuata poi da Pisacane (1857). Incontra a Torino per la prima volta Cavour e appoggia la Società Nazionale che ha per motto “Italia e Vittorio Emanuele”.
Cavour gli conferisce l’organizzazione dell’esercito dei volontari. In casa Camozzi, a Genova, nasce l’Inno di Garibaldi. Dopo ladichiarazione di guerra all’Austria, è nominato generale dell’esercito sardo; opera nella zona del lago Maggiore e del lago di Como, al comando dei Cacciatori delle Alpi. Con Lui sono Bixio, Cosenz, Türr e suo figlio Menotti. Si scontra con i Croati del generale Urban, vincendo a Varese, a San Fermo, entra a Bergamo e a Brescia. Dopo l’armistizio di Villafranca, accetta il comando in seconda dell’esercito della Lega d’Italia centrale sotto Manfredo Fanti. Lancia l’appello per il “Milione di fucili” per liberare l’Italia.
Il 24 gennaio sposa e ripudia nello stesso giorno la marchesina Giuseppina Raimondi. Il matrimonio sarà annullato solo nel 1879. Diviene Gran Maestro della Massoneria; torna a Genova riavvicinandosi ai mazziniani, a causa della cessione di Nizza. Deputato al Parlamento vuole organizzare un motto per impedire il “referendum” d’annessione alla Francia.Crispi lo convince ad andare in sostegno di un moto che i mazziniani avevano organizzato in Sicilia.
5 maggio: partenza del “Piemonte” e del “Lombardo”. Inizia l’impresa dei Mille.
6 maggio: sbarco a Talamone e diversione di Callimaco Zambianchi contro lo Stato Pontificio.
11 maggio: sbarco a Marsala. A Salemi assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele.
15 maggio: scontro a Calatafimi;
27 maggio: entra in Palermo.
Nasce il dissidio con Cavour che vuole l’annessione immediata della Sicilia. Verso Messina: vittoria a Milazzo (21 luglio). Francesco II si ritira a Gaeta. Frattanto Cavour organizza una spedizione per impedire il consolidamento del potere di Garibaldi, che governa ormai su tutto il Regno di Napoli. Mentre i piemontesi battono l’esercito pontificio a Castelfidardo, Garibaldi, il 2 ottobre, affronta con 20.000 uomini l’esercito borbonico, sconfiggendolo al Volturno. A Caianello, vicino a Teano, incontra Vittorio Emanuele. Garibaldi si ritira e l’esercito regio assedia Gaeta che cadrà nel febbraio del 1861. Il 7 novembre entra a Napoli con il Re e il 9 novembre si imbarca per Caprera.
18 febbraio: Garibaldi al Parlamento a Torino ha un dissidio con Cavour per la questione dell’esercito meridionale.
Gli è offerto un comando nell’esercito degli Stati Uniti di Lincoln; rifiuta per la politica schiavistica di quel presidente.
Nel marzo Giuseppe Garibaldi presenzia a Genova al congresso del Comitato per la liberazione di Roma e Venezia; si forma la Società Emancipatrice con Garibaldi presidente. A Torino incontra Vittorio Emanuele.
Episodio di Sarnico: arresto di garibaldini che preparavano un’incursione nel Trentino. A giugno si reca in Sicilia per organizzare una spedizione verso Roma. Il 29 agosto è fermato sull’Aspromonte da reparti dell’esercito italiano comandati dal colonnello Pallavicini; Garibaldi è ferito e condotto prigioniero al Varignano, presso La Spezia. Rilasciato, torna a Caprera, dove rimane per tutto il 1863 a causa della ferita riportata.
Nell’aprile si reca a Londra, dove ha accoglienze trionfali. Incontra Palmerston; visita Mazzini e i rivoluzionari europei là in esilio.
Nella III guerra d’indipendenza ha il comando del Corpo dei volontari; suo campo d’azione è la zona tra Verona e il Tirolo, con il compito di evitare che nuove truppe austriache entrino in Italia. Per la sconfitta dei regi a Custoza, Garibaldi è costretto a ritirarsi, malgrado la sua vittoria di Monte Suello e di Bezzecca. Trasmette il telegramma: “Obbedisco”.
Si organizza per l’attacco a Roma. Rattazzi lo fa arrestare e confinare a Caprera, da dove riesce ad evadere e a raggiungere la Toscana. Si unisce ai suoi volontari e porta l’attacco a Roma; il 25 ottobre vince a Monterotondo, ma a Mentana è sconfitto dai moderni “chassepots” dei francesi. Nuovamente arrestato è condotto al Varignano, poi a Caprera, dove rimarrà per tre anni. Scrive Clelia o il governo dei preti.
Pubblica Cantoni il volontario
Guerra franco-prussiana: Garibaldi accorre in aiuto della III Repubblica; ha il comando dell’armata dei Vosgi, composta da 10.000 franchi tiratori con il compito di cooperare con le forze regolari del generale Cambrie nel settore orientale. A Digione vince i prussiani (21-23 gennaio 1871). Armistizio franco-prussiano; Garibaldi, pur eletto deputato nel dipartimento della Senna, torna a Caprera. Declina l’invito ad accorrere in soccorso della Comune, pur mostrando solidarietà con gli insorti di Parigi. Aderisce all’Internazionale.
Garibaldi pubblica I Mille.
È eletto deputato; alla Camera Giuseppe Garibaldi espone un progetto per bonificare l’Agro Pontino e rendere navigabile il Tevere.
Giuseppe Garibaldi fondò la Lega della Democrazia con il programma: suffragio universale, confisca delle proprietà ecclesiastiche e abolizione dell’esercito stanziale. Sposa Francesca Armosino; sul registro matrimoniale si dichiara “Agricoltore”. Viaggia in Sicilia e in Calabria, poi si ferma a Caprera sino alla morte: 2 giugno 1882.